
Sono circa tre mesi che non faccio yoga e il mio corpo è in pezzi. Mal di schiena, tensioni muscolari, crampi e mal di testa sono il promemoria costante che non sono mai stata così fisicamente bene (anche in pesantissimo sovrappeso) come l’anno scorso in questo periodo, quando facevo yoga tre volte alla settimana. Così adesso ho un bel post-it rosa shocking che recita “YOGA!” nella bacheca improvvisata sopra al computer, per spronarmi a trovare di nuovo posto per questa attività nella mia agenda.
Conosco e ho sempre conosciuto decine di persone che praticano yoga da anni, ma devo il mio inizio a un’inserzione Instagram di DailyOM. Mi piace dirlo perché c’è tanto fastidio in giro a proposito dei metodi pubblicitari di Facebook/Instagram mentre io devo a loro la scoperta di un modo di amare il mio corpo che nessun indottrinamento di amici e parenti era mai riuscito a farmi provare. Ci trovo una metafora interessante in questa serendipità, perché il mio modo anticonvenzionale di arrivare allo yoga si riflette interamente nella mia pratica di yoga, che è del tutto a modo mio.
Tanto per cominciare faccio yoga rigorosamente da sola
Sono incapace di convivere con altri corpi senza sentire costantemente il peso del confronto. Non si tratta solo del confronto fisico, della comparazione tra curve, linee, altezze, pesi, colori e tono muscolare, ma anche del confronto competitivo. Ho smesso da tempo di fare attività fisica di gruppo proprio perché non riesco a non sentire un richiamo profondo ad essere la più brava e la più performante, concentrandomi ossessivamente sull’esecuzione. Siccome essere la più brava non mi è fisicamente possibile, in gruppo tendo a sfinirmi oltre limiti salubri e a ritrovarmi infinitamente stressata al termine dell’attività fisica.
Per questo non frequento palestre e l’unica attività di gruppo che pratico è il ballo, situazione in cui la musica e l’assenza di regole mi permettono di isolarmi e lasciarmi andare. Viceversa cammino un sacco. Possibilmente in orari in cui la gente lavora e con la giusta playlist nelle orecchie.
Fare yoga da sola, in casa, lontana da specchi e persone, mi permette di calarmi completamente nel mio corpo e ascoltarlo. È una sensazione splendida, perché lontano dalle ansie da prestazione il mio corpo (e non a caso anche io) funziona meravigliosamente e con una fluidità che non mi sarei mai aspettata. Sento i muscoli che si allungano, gli organi che si rilassano nella loro posizione, i nervi che si riconfigurano… e sto, semplicemente, bene.
L’altro motivo per cui faccio yoga da sola è che il modo migliore per coltivare una buona abitudine è rendere facilissimo e poco faticoso praticarla. Il fatto di non dover pagare, prendere appuntamenti, muovermi nel traffico, per fare yoga, garantisce che io lo faccia con maggiore continuità di quanto non farei se dovessi iscrivermi in palestra. Non solo, quando, come in questi periodi, per qualsiasi motivo non riesco a praticarlo, non perdo soldi investiti in abbonamenti o corsi.
Il mio yoga à la carte
Qualche sera fa, a una delle ennemila cene pre-natalizie che caratterizzano dicembre, mi sono ritrovata seduta a fianco di un’insegnante di yoga che ha cercato in ogni modo di convincermi del potere incredibile della pratica yoga in gruppo. Non dubito che ad altri possa fare quell’effetto, e forse il motivo per cui per me il costo psicologico ed emotivo di quell’esperienza è troppo alto è solo che con gli anni ho sviluppato una forma di social anxiety.
Ma uno dei motivi per cui preferisco non confrontarmi con un insegnante e/o un gruppo di praticanti è anche perché non condivido il pur comprensibile zelo dottrinale che circonda lo yoga. Chi lo pratica aderisce spesso a una filosofia precisa e complessa con un abbandono fideistico che solo in parte secondo me è giustificato dal rigore che dovrebbe accompagnare ogni forma di esercizio fisico.
Invece il mio approccio complessivo allo yoga è decisamente à la carte. Il che significa che prendo della pratica yoga quel che voglio e come voglio:
- la meditazione non ha mai fatto per me, quindi il mio yoga non prevede né mantra né respirazioni meditative
- scelgo asana di cui sento il bisogno abbastanza a istinto, tendenzialmente le seguo secondo flussi continui senza riposo tra le diverse posizioni
- mi concentro molto sulla respirazione (ma non pratico il Pranayama) ma mi limito ad eseguire una respirazione profonda e controllata perché trovo che mi faccia sentire più rilassata e flessibile
- sudo un sacco. Il che mi fa un po’ strano perché mi ricorda sempre una scena di sesso a tre in una palestra di yoga da alta temperatura che si trova qui. Non metto il link ad Amazon perché la scena è al limite dello stupro.
Non sono qui a incoraggiare chi legge a seguire il mio esempio. Non ritengo sia necessariamente un “modo corretto” di fare yoga. Ma me ne frego, perché funziona per me e mi fa stare bene. Di “fare la cosa giusta” per il principio di aderire a modelli di perfezione ho perso la voglia.
Pochi maestri ma buoni
Una delle obiezioni più insistenti dell’insegnante con cui ho parlato l’altra sera, al mio modo di praticare yoga, è stata “ma non ti fai mai controllare da qualcuno?”. Che potrebbe riassumere bene la domanda che altri mi hanno fatto: “ma come hai imparato? Come fai a sapere se fai la cosa giusta?”.
Partiamo dal presupposto che ho praticato Pilates per anni, quindi ho una discreta abitudine a praticare movimenti lenti facendo grande attenzione alla posizione di ogni parte del mio corpo (Joseph Pilates ha creato la sua disciplina anche sulla base di alcuni elementi dello yoga).
Per il resto, ho cominciato a praticare yoga seguendo le lezioni video del corso di Sadie Nardini per DailyOM 21 Day Beginner Yoga. Di Sadie ho letto pessime cose in giro, e ho scelto di ignorarle per tre motivi:
- al termine del corso (che ho spalmato su un mese e mezzo circa) avevo perso una taglia (due nelle gambe) e facevo movimenti che non ricordo di essere stata in grado di fare neanche a 20 anni, quindi per me è stato efficace
- le istruzioni di Sadie sono molto precise e costanti per cui è facilissimo seguire i video e praticare allo stesso tempo senza perdere alcun passaggio, inoltre le lezioni si possono praticare con pochissimo spazio e quasi zero attrezzatura (all’inizio io usavo una coperta e due cuscini)
- lo stile di incoraggiamento, costante, positivo e completamente flessibile (suggerisce continuamente versioni semplificate e incoraggia a non strafare) di Sadie mi ha portato senza sforzo a forzare i miei limiti, proprio perché mi sentivo libera di non farlo.
Io ho trovato ciò che funziona per me, ma in circolazione ci sono tantissimi corsi e app con video e il livello è in generale molto alto, quindi le opzioni per chi vuole cominciare senza uscire di casa sono tantissime.
Su Instagram si può seguire anche Lydia Sasse, una mia ex cliente con cui sono rimasta amica a distanza, che insegna yoga in Irlanda ma pubblica spesso utili video. Le sue routine di face yoga e di yoga per potenziare il sistema immunitario sono semplici da seguire e molto efficaci.
L’unica cosa che sì, mi sento di consigliare, è questa: cercate bravi maestri ma diffidate dei guru. Quelli che “questo è il modo giusto di fare yoga”. Esistono almeno 5 interpretazioni dello yoga, e non sono un’esperta quindi anche quel numero è forse molto riduttivo. Nessuna di queste interpretazioni, se praticata con attenzione, mi pare risulti in danni fisici e/o psicologici, quindi mi sembra ragionevole affermare che chi ha scelto una sola interpretazione avrà le sue motivazioni ma sicuramente non è infallibile.
Gli strumenti che uso
In ultimo, col tempo ho imparato che una coperta e qualche cuscino non mi permettevano di praticare con la tranquillità che volevo, così ho investito in alcuni strumenti specifici:
- un telo yoga antiscivolo, acquistato da Decathlon, perché ho capito che alla fine non mi serviva l’imbottitura di un materassino ma che la superficie non si muovesse sotto di me
- due blocchi di sughero (sempre di Decathlon), perfetti per diversi usi. Peso giusto, facile maneggevolezza, li adoro
- uno sgabello poggiatesta FeetUp (grazie ancora, inserzioni di Instagram!), per aiutarmi nelle inversioni. Per il momento l’ho usato solo per alcune asana di apertura delle spalle e lo amo molto. Non vedo l’ora di testarlo anche per il suo uso principale.
Adesso non mi resta davvero che ricominciare a ritagliarmi tempo per stare meglio con lo yoga.
Foto di copertina di Ben Blennerhassett/Unsplash.