
Questo post è dedicato a tutti. Perché in un momento o l’altro nella vita di chiunque, più spesso tutti i giorni, capita di avere bisogno di trovare stimoli di motivazione non solo dall’interno, ma anche dall’esterno. No man is an island entire of itself et al. Nella mia esperienza il rischio di trasformare questa ricerca di motivazione in una camminata sui carboni ardenti del confronto è breve. Per questo ho messo insieme un piccolo saggio su come fare a trovare in giro gli stimoli giusti per portare a termine qualsiasi cosa senza farsi massacrare dal senso di inadeguatezza.
È per tutti, ma soprattutto per me.
Sono una persona caratterizzata da un’abbondanza di idee e da una scarsità di progetti portati a termine, in proporzione. Ho aggiunto “in proporzione” perché a guardare indietro con onestà devo ammettere di avere effettivamente realizzato molto. È che, rispetto a quanto avrei voluto o immaginato di portare a termine, questo molto risulta ancora poco.
Le cause di questa disparità di peso tra vocazione e realtà sono tante.
Cercando di essere sincera con me stessa le ho elencate qui:
- ho una piccola dipendenza da adrenalina, quindi tendo ad apprezzare di più la ‘botta’ ormonale che si accompagna alle illuminazioni improvvise, alle intuizioni, di quanto non apprezzi il prolungato stato di down che si accompagna al duro lavoro di fare a pezzi un’idea nella fase esecutiva del progetto;
- soffro di insicurezze varie, dalla sindrome dell’impostore all’ansia da prestazione, da un’impercriticismo più rivolto verso di me che all’esterno alla semplice sensazione di non essere abbastanza brava. Anche per questo per me le fasi esecutive sono una rincorsa di modifiche, aggiustamenti, verifiche e dubbi che fanno perdere slancio anche al progetto più solido;
- sono pigra, non ha senso girarci intorno, e tendenzialmente edonista (da qui si torna al punto 1).
Per controbattere la mia tendenza a partorire idee sterili ho adottato questa tecnica:
- prima di tutto ne regalo a chi credo ne abbia bisogno e gli strumenti per realizzarli. Le regalo per due motivi: prima di tutto non ho il tempo di dedicarmi alla vendita di tutte le idee che mi vengono, poi non ho il tempo di occuparmi di fare da project manager di tutte le idee che mi vengono. Potrei tenermele a futura utilità? Dipende. Alcune magari ha senso, tutte costituirebbero solo clutter mentale e lavorativa;
- ogni idea che mi viene va su una bacheca Trello che mi fa da incubatore, in cui ho creato uno schema di lista che mi incoraggia a declinare già l’idea in azioni concrete;
- mi sono messa a studiare il meccanismo di motivazione, per cercare di capire come fare ad alimentarla.
Sul tema della motivazione, in un’epoca in cui tutti hanno almeno un poster o una cartolina motivazionale a portata di mano, ho trovato un bellissimo post dal piglio scientifico che preferisco: Motivation: The Scientific Guide on How to Get and Stay Motivated.
Di questo articolo che vi consiglio di leggere, rubo due concetti:
- la definizione di motivazione come non solo l’insieme delle forze mentali che ci spingono ad agire ma anche come quel momento in cui la fatica di fare qualcosa (nel mio caso mettere in pratica un’idea) diventa più facile da affrontare della fatica di non fare niente;
- l’idea che la motivazione più forte scaturisca dall’azione diretta piuttosto che dalle riflessioni che facciamo prima di cominciare; ne parlerò di più qui sotto.
Cos’è la motivazione
Lunedì scorso è uscito un mio articolo sul cambiamento su C+B, in cui ho definito la motivazione come il “profondo desiderio [per] una conseguenza positiva e durevole che il cambiamento […] porterà nella tua vita”. Non è stata una definizione improvvisata, ci ho lavorato di fino e di sinonimi per mezz’ora perché emergesse l’importanza di trovare stimoli da dentro invece che da fuori per agire un’evoluzione di sé. Lo stesso discorso però credo che valga anche per la motivazione necessaria per portare a termine un progetto o realizzare un’idea creativa. È infatti un profondo desiderio di vedere il risultato finale che ci sostiene nel duro lavoro.
Non a caso per molti è utile ricorrere alla visualizzazione di questo risultato per gestire i cali di motivazione lungo il percorso. Gli atleti si immaginano mentre solcano il traguardo, i manager visualizzano il momento in cui relazioneranno il fatturato al consiglio d’amministrazione, quando organizzavo matrimoni nella mia testa viaggiava sempre il film della giornata. La visualizzazione è senz’altro un ottimo strumento per sostenere la motivazione e ha spesso il vantaggio aggiunto di farci vedere in anticipo potenziali falle nel progetto o situazioni in cui potrebbero sorgere imprevisti.
Ma per moltissime persone, anche creative, è difficile visualizzare concretamente un risultato senza il supporto di immagini esterne. Ed è qui che l’occhio della motivazione si rivolge all’esterno in cerca di stimoli aggiunti, e si apre il rischio di scivolare nel confronto.
Il confronto è una merda
Perdonate l’interpretazione volgare della citazione di Roosevelt sul confronto come fonte di infelicità. La realtà è che il meccanismo di cercare in altri un elemento di sprone per aiutarci a uscire da un’impasse (questo è, in fin dei conti, la ricerca di stimoli esterni) ci pone da subito in una situazione di inferiorità e insicurezza. È come se il nostro subconscio dicesse: “ciò che sei, ciò che fai, quello che desideri, in questo momento non è abbastanza; guardati intorno, cerca qualcuno che sta riuscendo dove fallisci, guarda come ci riesce e prova a fare lo stesso”.
Il confronto è nella maggior parte dei casi una dichiarazione di rinuncia del valore di sé e uno strumento di conformismo. Fatto online poi, è un momento in cui di fatto rinneghiamo la nostra unicità per cercare sicurezza nel branco, nella speranza che assomigliare alla manifestazione esterna di ciò che percepiamo come successo ci permetta di raggiungere quel successo.
Solo in rarissimi casi è possibile avvicinarsi al confronto da una posizione di parità, forti della sicurezza del proprio valore e genuinamente in cerca semplicemente di un confronto tra pari, del tipo “ti racconto come faccio io e tu mi racconti come fai tu, insieme scopriamo come possiamo anche imparare l’una dall’altra per arricchire il nostro bagaglio di esperienza”. E questi rarissimi casi possono solo avvenire di persona e con persone che si conoscono bene e con le quali c’è rispetto reciproco.
Siccome però, nella quotidianità, è più facile e comodo affidarsi alla ricerca di stimoli online o guardando agli sconosciuti, mi sono costruita una strategia per approfittare delle informazioni disponibili ovunque senza rischiare di scivolare nel confronto.
Cinque avvertenze per affrontare la ricerca di motivazione senza sfociare nel confronto
La chiave principale di questa strategia per me è sempre difendere la propria identità, per questo gran parte delle avvertenze che adotto personalmente tendono a mettere distanza tra me e le mie motivazioni profonde e quelle degli altri.
Rimanere sulla superficie sensoriale
Foto, illustrazioni artistiche, bozzetti, musica e video ci toccano spesso a un livello sensoriale che è allo stesso tempo intimo e irrazionale. Hanno la capacità di scatenare idee e stati d’animo senza generare ragionamenti complessi che potrebbero portarsi dietro la mente analitica (e con lei dubbi, insicurezze, paure). Per questo la prima fase della mia ricerca di motivazione esterna quando sono in fase di stallo su un progetto è cercare stimoli sensoriali spesso da produzioni artistiche.
Guardare alle cose e non alle persone
Se lo stimolo sensoriale non è sufficiente, può essere utile a volte entrare più nel dettaglio e andare a vedere cosa/come fanno altri non tanto a risolvere il problema che ho incontrato ma proprio a sviluppare progetti simili. La mia avvertenza in questo caso è di scorrere link e profili social (ma anche giornali e vetrine) senza cercare di scoprire chi c’è dietro, ma spersonalizzando il prodotto del lavoro, cercando di evitare di scoprire età, stile di vita, passioni personali dell’autore.
È un meccanismo non semplice e alcuni lo ritengono sterile. Che senso ha guardare alla superficie delle azioni se non ne conosci la motivazione? Per me ha senso se sono forte dei meccanismi del mio progetto e se ho la capacità di riconoscere rispondenze tra le azioni che vedo e il mio progetto. Insomma, non “copio” la motivazione, ma stimolo la mia immaginazione a trovare azioni simili a quelle che vedo sulla base delle mie motivazioni intrinseche.
Imparare a riconoscere le emozioni negative, isolarle e netrualizzarle
Ovviamente in pratica è quasi impossibile scindere azioni e persone, soprattutto quando la ricerca avviene online, sui social network. In quel caso cerco di mantenere alta l’allerta sulle emozioni negative. Se osservare i processi di una persona reale online mi blocca invece di spronarmi, mi fa arrabbiare invece che darmi la gioia di procedere, mi provoca frustrazione rispetto alla mia vita… cerco di fare un passo indietro.
Questo spesso significa smettere di guardare del tutto le attività di una persona, ma anche cercare aiuto esterno per trovare rinforzo positivo e dedicarmi un momento di indulgenza e positività (andare a guardare i risultati di un mio progetto concluso ben fatto o leggere un messaggio di complimenti aiutano sempre).
Cercare fuori contesto
Se il momento è particolarmente critico trovo che valga la pena non rischiare neppure di trovarsi di fronte persone che ci provocano emozioni negative, per questo spesso svolgo le mie ricerche di stimoli e motivazione in situazioni fuori dal contesto in cui vivo e lavoro, e persino del progetto stesso che sto sviluppando.
Passare subito all’azione
Infine, nel mio viaggio alla ricerca di motivazione non vado mai sola, ho sempre con me Evernote Clipper e Trello, per salvarmi le idee che scaturiscono dagli stimoli che trovo in giro e trasformarle subito in azioni concrete inserite nella lista Trello del progetto, con scadenza e dettagli di strumenti e risultati. Concordo pienamente con James Clear che lo stimolo più forte per proseguire in un progetto e completarlo venga proprio dai momenti di azione piuttosto che da quelli di riflessione.
E questo è quanto. Spero che questa guida sia utile a quante più persone possibili e porti alla conclusione di tanti entusiasmanti nuovi progetti!
Foto di copertina di Ambitious Creative Co. – Rick Barrett/Unsplash.