
Il 2023 non è il mio annus horribilis. Lo considero più il mio anno-parentesi. Lo sto passando immersa in attività che solo sei mesi fa non avrei neanche immaginato sarebbero state parte della mia vita, e che spero di risolvere entro il 31 dicembre.
In mezzo c’è posto per tanto lavoro soddisfacente (con i colleghi di Intersezione e i clienti americani), per cambi di stile di vita (faccio attività fisica regolare e incredibilmente mi piace), per non sentire la mancanza di Instagram (sono fuori da un anno pieno), per installare una vasca da bagno che sognavo da 14 anni, per occuparmi dei parenti e delle loro eredità morali (prima ancora di quelle materiali), per andare a concerti epocali e prendere aerei con disinvoltura, per rimanere delusa dalle scelte di professionisti che ammiravo, per leggere e “fare” La via dell’artista di Julia Cameron, per non scrivere la newsletter e comunque non avere paura di perdere connessioni, per liberarmi di cose e di libri con grande serenità, per pensare alla morte (mia e di chi mi circonda) ma in modo organico, per parlare con le amiche, per continuare a dire dei no (anche questo con grande serenità).
Sorrido spesso, come si vede in foto. E va bene così.