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commercio

Come creare una nuova esperienza per le clienti del vostro negozio fisico

Aprile 17, 2020 da Barbara

L’idea di questo post mi è venuta durante una rara uscita in tempi di distanziamento sociale. Prima che qualcuno chiami la polizia, ero in giro per fare la spesa e comprare le medicine a mia madre ultrasettantenne, indossavo mascherina e guanti e tenevo un bel paio di metri tra me e le rarissime persone che incrociavo.

Passeggiare per un centro storico con negozi chiusi mi fa riflettere su come viviamo i negozi anche nelle domeniche normali. Prima di tutto perché noto di più le vetrine, e poi perché ho tempo di esplorare il senso di mancanza e pensare a cosa vorrei poter fare, se i negozi fossero accessibili. In tempi di Coronavirus queste riflessioni hanno preso una piega diversa.

Quali interventi fare in un negozio fisico per permettere alle vostre clienti di viverlo in modo diverso?

Mentre camminavo per le vie vuote, le vetrine tutte uguali e un po’ banali mi sembravano un’occasione persa, i negozi piccoli mi veniva voglia di entrare e riorganizzarli a misura di distanza sociale, e così via. Ora che ci avviciniamo al momento di una parziale riapertura ho pensato fosse ora di condividere alcune di queste idee in forma un po’ più compiuta.

Ho tenuto solo le idee a costo zero (o quasi) che potete realizzare con quello che avete, soprattutto il vostro tempo e la relazione che avete costruito con le vostre clienti.

Allestite vetrine che parlano anche quando il negozio è chiuso

Cominciate a pensare alle vostre vetrine come al messaggio di segreteria telefonica che registravate anni fa: con la vostra voce, fornendo le informazioni salienti, cercando di personalizzarlo per farlo vostro, con il vostro tono di voce (che sia formale o spiritoso).

La vetrina, da ora in avanti più che mai, non dovrebbe semplicemente mostrare i prodotti stagionali che vendete voi come chiunque altro, ma dovrebbe ospitare:

  • pochi prodotti ben in evidenza;
  • scelti tra quelli che meglio rappresentano il vostro negozio, quindi quelli che avete selezionato come prodotti di punta e che le vostre clienti preferiscono comprare da voi;
  • scelti tra quelli che meglio soddisfano le attuali necessità delle vostre clienti.

Se vendete cosmesi, per esempio, lasciate perdere i saponi per mani che tanto la gente comunque tende a voler comprare quelli medicali di questi tempi, e in giro ce ne sono millemila, ma esponete la vostra selezione migliore di creme per le mani, di maschere per il viso e di skincare idratante. La disidratazione è uno dei maggiori “problemi” di pelle in tempi di lockdown.

Non mettete in vetrina i prodotti di cui dovete liberarvi ma che non interessano a nessuno. Quelli metteteli in super-sconto vicino alla cassa e trovate un modo intelligente di proporli come combinazione al prodotto di punta. Per esempio, in tempi di videocall è più facile che qualcuno voglia comprare da voi orecchini e collane, se vendete gioielli e bigiotteria. Il pacco di anelli che vi sono rimasti proponeteli in cassa a chi si è comprato la crema per le mani, come coccola finale, ma solo se sono realizzati in materiali che resistono bene ai cosmetici.

Se prima scrivevate i prezzi a mano, magari con la vostra scrittura “artistica” ma leggibile a fatica, questo è il momento di stamparli o scriverli nel modo più chiaro possibile, ed esporli chiaramente a fianco il prodotto. La lista con i prezzi di tutti i prodotti esposti in un unico foglio, appoggiato in un angolo nascosto della vetrina che uno deve andarsi a cercare, lasciatela a chi non ha veramente voglia di vendere.

Infine, create una semplice pagina realizzata con una bella grafica (su Canva.com ne trovate di ogni genere) coerente con insegna e immagine del negozio, su cui scrivere le poche semplici regole per chi vuole entrare a comprare da voi. Lasciate sempre anche un link che chi è in fila che aspetta possa visitare nel frattempo. Per esempio al vostro profilo Instagram, o al vostro e-commerce Shopify creato al volo durante il lockdown (coi consigli di Enrica), in cui magari avete inserito anche l’opzione “ritira in negozio”. Così se qualcuno ha fretta può comprare senza entrare, e programmare il ritiro in un altro momento.

Organizzate visite su appuntamento

Soprattutto se avete un piccolo negozio, le visite delle clienti non potranno procedere come prima. A seconda delle dimensioni alcuni di voi potranno accogliere solo una persona alle volta, lasciando le altre in attesa in fila fuori dal negozio.

Cosa potete fare per organizzare al meglio questo flusso senza rischiare di perdere le vostre clienti più fedeli? Tanto per cominciare dare loro la precedenza. Quelle di cui avete un recapito (non foss’altro che il loro contatto su Instagram) contattatele una per una con un messaggio che contenga:

  • prima di tutto un’onesta richiesta “come stai?”, è un ottimo modo per cominciare a ricostruire la relazione e introdurre, se lo credete, la richiesta “so che avrai avuto altri pensieri in questo periodo, ma c’è qualcosa in particolare che ti è mancato e che vorresti ti tenessi da parte in negozio?”
  • l’annuncio che riaprite, con i vostri orari e le informazioni di accesso;
  • la disponibilità a riceverle su appuntamento, se pensavano di venirvi a trovare, nell’orario di apertura che per loro è meglio, garantendo loro così di saltare la fila.

Quando avete contattato tutte le vostre clienti migliori, annunciate la modalità su appuntamento anche sul vostro sito e sui vostri canali, newsletter inclusa, ma in quella vorrete forse dirlo prima, mentre state contattando personalmente le clienti, per garantire alle iscritte un senso di esclusività e di valore della newsletter stessa.

Nell’annuncio spiegate se avete deciso di ricevere solo su appuntamento (io personalmente lo sconsiglio) o se invece chi desidera può prenotare ma chi non lo fa deve sapere che può andare incontro a un periodo di attesa. Man mano che riaprirete cominciate a tenere nota della durata media della permanenza in negozio delle persone e a fare una stima dei tempi di attesa, che aggiornerete sul sito, sui vostri canali e sulla segnaletica fuori dal negozio.

Se vedete che le persone (comprensibilmente) tendono a rimanere a lungo per parlare, istituite un timer per la visita. Ma fatelo con gentilezza e cercando comprensione nelle vostre clienti. Annunciatelo chiaramente, scegliete una musica divertente e allineata con la vostra immagine per segnalare lo scadere del tempo a loro disposizione, e se ne avete voglia e la possibilità, salutatele dando loro appuntamento in un momento che sapete essere più tranquillo.

Infine, se avete spazio a disposizione sul marciapiede o nel parcheggio all’esterno del negozio, mettete un paio di sedute a disposizione delle persone in attesa. È sempre un gesto gentile.

Sviluppate l’esperienza uno a uno come se fosse personal shopping

Fare di necessità virtù è uno degli approcci ai cambiamenti e alle difficoltà che preferisco. Molto meglio che stare a disperarsi e strapparsi i capelli su eventi che sfuggono al nostro controllo, no?

La mia versione di fare necessità virtù dell’accesso ridotto ai negozi sarebbe trasformare ogni ingresso in un appuntamento con un personal shopper. Alla fine non vi serve molto per realizzarlo:

  • tanto per cominciare fate un brevissimo elenco di domande a chi prenota un appuntamento; chiedete loro cosa sperano di acquistare, che tipo di esigenza devono soddisfare, quale budget hanno a disposizione, che gusti hanno. Se entrano senza appuntamento fate comunque loro queste domande, prendete nota delle risposte, dimostrate loro che vi fa genuinamente piacere aiutarle;
  • organizzate uno spazio del negozio con seduta e punto di appoggio in cui fare trovare la selezione di prodotti che avete scelto sulla base delle risposte della vostra cliente; fatela accomodare e illustrategliele con calma ma fate poi in modo che abbia occasione di esaminarle in autonomia (per esempio tirando la tenda di un camerino) per non farla sentire sotto pressione a completare l’acquisto;
  • portatevi in negozio una borsa frigo con una bottiglia di buone bollicine e alcuni bicchieri monouso per offrire un bicchiere alla vostra cliente, a completamento dell’esperienza.

Questo tipo di idea funziona meglio se avete un ampio assortimento che potrebbe disorientare una cliente, ma si gioca comunque tutto sulla vostra capacità di mettervi nei suoi panni e farle trovare una selezione di cose che davvero vorrebbe e le servirebbero. E nel farla sentire coccolata.

Mai come in questo periodo e nei prossimi mesi, infatti, le clienti cercheranno in voi ciò che è mancato loro: il contatto umano, la cura e il servizio, prima ancora che i vostri prodotti.

Archiviato in:cose di strategia Contrassegnato con: assistenza clienti, commercio, negozi fisici

10 cose (di marketing) da fare se hai un negozio

Marzo 20, 2020 da Barbara

Il mio 2020 è cominciato negli Stati Uniti, in Georgia. Sono stata invitata insieme ad Annette da AmericasMart a tenere una conferenza dedicata agli ospiti dell’Atlanta Market di gennaio.

Americas Mart è la più grande organizzazione statunitense di fiere dedicate agli operatori professionali del commercio nel settore lifestyle. Il loro Atlanta Market di gennaio è il salone di riferimento per i negozi di oggettistica, décor e lifestyle. Praticamente un Maison et Objet a cui partecipano tutti i negozi degli Stati Uniti per scoprire le tendenze dell’anno e fare rifornimento di merce.

L’intervento mio e di Annette è stato il 16 gennaio e qui puoi leggere il suo racconto. Ho pensato che in questo periodo di stop potesse valere la pena ripassare i contenuti del talk, perché non sono affatto sorpassati!

Dieci semplici consigli per negozi, per farsi spazio e tenere il passo online nel 2020

I consigli che seguono sono il frutto dell’esperienza maturata da Annette lavorando con marchi e negozi, della nostra comune esperienza con l’editoria di settore e delle mie competenze di marketing. A moderare e guidare la conversazione è stata chiamata Kelli Lamb, direttrice della rivista online Rue.

L’intervento è stato pensato soprattutto per i proprietari e buyer di negozi indipendenti fisici di interni e oggettistica, quindi non è adatto a te se hai un negozio che fa parte di una catena o un franchising, o se hai solo un ecommerce.

Confesso che per me è un motivo di orgoglio riguardare gli appunti adesso, a distanza di qualche mese ma in un mondo completamente diverso, e scoprire che i consigli che abbiamo concepito siano ancora utili e validi. Spero che se hai un negozio ti possano aiutare a sopravvivere nei prossimi mesi. Più avanti pubblicherò un approfondimento sull’esperienza cliente in negozio che conterrà consigli più pragmatici per questa nuova stagione pandemica.

1. Fai pace col cambiamento continuo

Atlanta Market 2020 Talk - 1 cambiamento

Qualsiasi modello di business recente deve tenere conto dell’accelerazione vertiginosa del cambiamento in quasi ogni mercato. Inutile pensare di far nascere un’attività e mantenerla esattamente uguale per più di qualche mese. Prima fai pace con questo concetto, meglio potrai prepararti ad affrontare i cambiamenti senza subirli.

2. Scopri la tua nicchia

Atlanta Market 2020 Talk - 2 nicchia

L’avrai sentito dire milioni di volte, ma vale sempre la pena ripeterlo, se ancora aprono attività e negozi con vocazione generalista. Neanche la GDO è generalista ormai. I grandi ipermercati sono in declino e i compratori sono sempre più alla ricerca dell’esperienza di riconoscersi nello spazio in cui comprano.

Non solo, prima ti chiarisci le idee su quale sia la nicchia di mercato con cui vuoi lavorare, più semplice sarà cominciare a sviluppare una comunicazione genuina e adatta a quel pubblico. La tua voce non è altro che questo: un insieme di tono, registro e contenuti che parlano della tua cliente, prima ancora che a lei.

3. Dai una forma riconoscibile alla tua marca

Atlanta Market 2020 Talk - 3 marchio

L’idea di business che sta dietro il tuo negozio ne influenza lo stile ed è fondamentale che il marchio con cui ti presenti li rifletta completamente. È il modo più veloce per essere trovati e riconosciuti dal pubblico giusto.

Va da sé che quando si parla di marca, si intende non solo il marchio ma anche tutte le sue incarnazioni. Insegna, colore delle pareti, allestimento del negozio, packaging, devono raccontare tutti la stessa storia, per essere efficaci.

4. Ragiona come un concept store

Atlanta Market 2020 Talk - 4 concept

Nel settore del lifestyle, il negozio che vende un unico tipo di merce al giorno d’oggi perde un’occasione.

Il discorso è complesso e meriterebbe pagine e ore, soprattutto se pensiamo che i più famosi concept store aperti alla fine degli anni Novanta in molti casi hanno fallito (ma Merci a Parigi no, per dire). Per farla brevissima, in un mondo in cui le merci si possono comprare online a prezzi spesso più competitivi, l’esperienza è determinante. E le esperienze, abbracciando sensi diversi e stimolando diversi percorsi neurologici, non possono essere tenute diligentemente separate in compartimenti merceologici.

5. Pensa lo spazio in funzione dell’esperienza

Atlanta Market 2020 Talk - 5 spazio

È fondamentale che l’esperienza della tua cliente sia memorabile, se vuoi che ritorni e che la prossima volta non compri online ciò che ha trovato da te. Il primo tassello fisico e disegnabile di questa esperienza è lo spazio.

Progetta i tuoi negozi pensando a ogni fase dell’esperienza della tuacliente, cercando modi per renderla fluida, piacevole e soddisfacente. I punti caldi possono variare a seconda della merce che vendi, ma le fasi di ricevimento, esplorazione, pagamento e ritiro/consegna sono sempre fondamentali.

6. Allestisci la merce in funzione di Instagram

Atlanta Market 2020 Talk - 6 allestimento

Prima ancora di investire parte del tuo budget pubblicitario online, progetta un negozio che le tue clienti abbiano voglia di fotografare e pubblicare nel proprio feed di Instagram.

Disponi i prodotti in piccole composizioni acchiappa-like e organizza l’assortimento in modo che anche gli scaffali siano organizzati e belli a vedersi. Poi fai sapere alle tue clienti che sono le benvenute a scattare foto e condividerle, rendiglielo facile da subito affiggendo una segnaletica ben disegnata con il tuo permesso e il tag che possono usare per pubblicizzarti. E ringrazia.

La triste verità è che se qualcuno vuole scattare una foto a un prodotto che hai per comprarlo altrove lo farà comunque. Inutile spendere energie negative a cercare di impedirglielo.

7. Vendi su Instagram

Atlanta Market 2020 Talk - 7 vendere su Instagram

Già che le tue clienti ti fanno pubblicità su Instagram, rendi la vita ancora più facile alle loro seguaci che si innamorano dei tuoi prodotti!

Usa la funzione Catalogo del colosso Facebook/Instagram per creare una vetrina Instagram con schede per i tuoi prodotti e foto di prodotto chiare ed esaustive (la modalità still life è la più indicata). Poi popola il tuo feed di immagini con i tuoi prodotti ambientati, che possano ispirare le potenziali clienti mostrando come ogni oggetto potrebbe vivere nei loro spazi. Tagga i prodotti e voilà!

8. Semplifica l’esperienza delle clienti

Atlanta Market 2020 Talk - 8 esperienza

Ormai l’avrai capito, più rendi facile la vita alle tue clienti, meglio è. Basta costringerle a venire in negozio per fare scorta della loro candela preferita! Invitale a venirti a trovare solo quando hai qualcosa di nuovo da toccare con mano.

Per farlo, continuando a vendere, bisogna che tu metta insieme un’esperienza che comincia in negozio, magari mettendo in mostra campioni di tutti i tuoi pezzi, esposti in modo da creare ambientazioni piacevoli da esplorare, e che continua online o in abbonamento o con consegne a domicilio.

9. Crea nuove esperienze

Atlanta Market 2020 Talk - 9 esperienza

Insomma, crea nuove modalità di acquisto che vengano incontro alle esigenze delle tue clienti. I programmi fedeltà e le schede clienti devono fornirvi dati utili a servire meglio chi compra, ricordando loro solo i nuovi arrivi che davvero ameranno, permettendo loro di spendere al meglio i loro soldi.

Gli abbonamenti ai loro prodotti consumabili preferiti (candele, cosmetici, cancelleria), magari consegnati a domicilio in prossimità della scadenza dell’acquisto precedente, le legheranno a te per i motivi migliori.

10. Accogli le clienti

Atlanta Market 2020 Talk - 10 benvenuto

Infine, quando sarà possibile, apri le porte del tuo negozio per eventi unici e davvero interessanti, non solo l’ennesimo lancio di prodotto. Dai un motivo forte e coinvolgente di venirti a trovare a chi ti lascerà i suoi soldi. Mi pare il minimo.

Cosa ne dici? Hai un negozio e hai già testato alcuni di questi consigli? Se ti va scrivimi su Instagram per raccontarmelo.

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Un nuovo anno e alcune riflessioni su Interior Design Masters (con le mie soluzioni)

Gennaio 14, 2020 da Barbara

babepi Interior Design Masters

Il 2020 è iniziato da qualche giorno e… cavoli, è stato un anno lunghissimo!

Ho letto questa battuta alcune settimane fa e mi ci sono riconosciuta completamente. Non solo perché ho cominciato a scrivere questo post da un fuso orario diverso dal mio, nel mezzo di un’avventura incredibile e francamente trasformativa, ma perché mai come nel 2020 un anno è partito con così tanti cambiamenti nella mia vita professionale.

Ne scriverò sicuramente nelle prossime settimane, poco alla volta (sì, lo prometto, il diario riprenderà vita), nel frattempo durante le vacanze invernali mi sono riguardata un paio di episodi di Interior Design Masters e ho recuperato gli appunti della prima visione.

Perché ne parlo? Perché alla maniera dei primi reality britannici a tema interni, anche questo mi ha lasciato con tantissime idee e riflessioni.

Un reality show di arredamento e creatività

La prima stagione di Interior Design Masters è arrivata su Netflix International (quindi ovunque salvo che in Regno Unito, dove era ancora visibile sul canale co-produttore BBC) il 18 ottobre 2019, e io me la sono vista interamente in due giorni.

Due giorni godibilissimi, devo dire, per due motivi. Il primo è molto personale, ma il secondo credo abbia una valenza un po’ più universale.

Michelle Ogundhein a giudicare i partecipanti

Credo che la scelta di chiamare Michelle Ogundhein a fare da giudice sia stata determinante per la qualità del programma. Forse sono di parte, visto che seguo e ammiro Ms Ogundehin da oltre dieci anni, da quando è diventata direttore di Elle Decoration UK. Ora non lo è più, ma i suoi editoriali mensili erano un mix ispirato di emozione e istinto per il buon design, e li ho conservati quasi tutti.

A dirla tutta ho anche già pre-ordinato il suo primo libro che promette di essere un distillato di quegli editoriali.

Lo stesso equilibrio tra sensibilità sincera e acume per ciò che funziona commercialmente nel mondo dell’arredo che c’era dentro, è secondo me alla base dei momenti migliori di Interior Design Masters. Ms Ogundehin riesce infatti a impartire ai partecipanti alcune lezioni molto dirette e determinanti, pur mostrando empatia e apprezzamento per la loro passione, i loro sforzi e il loro percorso di crescita.

Guardare il programma diventa così un’opportunità di crescita per chiunque lavori in un settore commerciale e abbia un approccio creativo.

Lezioni di business per creativi

Il secondo motivo per cui Interior Design Masters è un programma interessante infatti, è che la maggior parte dei consigli e delle lezioni impartite ai partecipanti al programma funzionano per qualsiasi professionista creativo che lavori per una committenza.

‘Ascolta il cliente’, ‘ricorda che il progetto deve funzionare per chi lo vive’, ‘la risposta migliore al brief non è necessariamente uno stile che porta l’impronta riconoscibile del designer’, sono solo alcuni degli elementi con cui dobbiamo venire a patti tutti, prima o poi.

E che tantissimi professionisti creativi (designer, architetti, arredatori, stylist) tendono a rifiutare, finendo a volte per realizzare progetti che semplicemente non soddisfano le condizioni del brief. O che non sopravvivono oltre le pagine dei giornali o del primo servizio fotografico.

In Interior Design Masters non si fanno sconti a questi errori, che finiscono per costare la vittoria ad alcuni designer creativamente in gamba. E io questa cosa l’ho adorata.


Quello che invece mi ha lasciato perplessa è come i team abbiano affrontato alcuni problemi creativi…

Problemi creativi e soluzioni meno noiose

Ci sta, che per generare conflitto e interesse nella storia si inseriscano passi falsi ed errori grossolani nella scrittura di un programma. Ma che fastidio quando un programma è fatto bene eppure certi dilemmi creativi vengono risolti in modo noioso e poco efficiente! Il lato positivo è che se ne può scrivere in un post, facendone un esercizio alla ricerca soluzioni più furbe!

Qui di seguito elenco tutti i dilemmi di questo tipo, proponendo l’approccio con cui li avrei affrontati e la soluzione che avrei preferito. Sia chiaro, non pretendo che la mia sia quella ideale, ma trovo che la semplice riflessione possa essere utile a chiunque stia per affrontare un progetto di interni.

Episodio uno – le case da esposizione

Problema: creare interni allestiti con cura e che suscitino nel visitatore il desiderio di possederli e di viverci, senza farlo sentire in soggezione.

Come lo affronterei: nei progetti di questo tipo l’ego deve rimanere alla porta. Non stiamo disegnando una casa per un proprietario che vuole vantarsene con gli amici, stiamo progettando uno spazio che faccia venire voglia a quante più persone possibili di dire: “lo voglio!”. Quindi, fatalmente, questo tipo di design non può che essere un po’ scontato e molto commerciale.

La mia soluzione: eppure, anche rispondendo agli obiettivi commerciali di questo tipo di progetti, è possibile essere creativi. Basta applicare l’ingegno in modo diverso. Invece che inventarsi stanze da museo, ha senso costruire una palette solida e declinabile in modo sottile ma riconoscibile attraverso tutte le stanze. È utile identificare pezzi forti e ben riconoscibili e poi costruirci intorno allestimenti che li esaltino, ma che possano essere intercambiabili. Per esempio: una composizione di divano a due posti e due poltrone da conversazione è un punto focale importante e facilmente replicabile. Scegliendo cuscini foderati di lino, un plaid tricot bianco, punti luce in carta e bambù, un tappeto a stuoia e un tavolino di legno sbiancato se ne può fare un interno naturale e femminile. Ma una combinazione di cuscini/plaid/punti luce/tappeto/tavolino in materiali e colori diversi permetterebbe a chiunque di fare propria quella stanza.

Episodio tre – il negozio di skateboard

Problema: come fare a esporre il maggior numero di prodotti (come richiesto dal proprietario del negozio) senza ottenere un’esposizione disordinata e affollata?

Come lo affronterei: quando un cliente pretende una soluzione palesemente poco pratica e contraria al buon senso la mia prima reazione è sempre cercare di capire il motivo della richiesta. Quali priorità cela, che magari il cliente dà per scontate o non ritiene informazioni importanti? Che ragionamento ha fatto il cliente per giungere alla conclusione che quello che gli serve sia proprio questo? Nel caso specifico il negozio di skateboard era famoso per l’ampiezza del proprio assortimento, e il proprietario era convinto che per soddisfare questa aspettativa tutto l’assortimento dovesse essere a vista.

La mia soluzione: in realtà, per mostrare a clienti e potenziali clienti l’ampiezza del proprio assortimento è possibile e spesso consigliabile ricorrere a un approccio museale. Curare l’allestimento e l’organizzazione lasciando che lo showroom esponga un elemento per ogni prodotto e riponendo lo stock (taglie e varianti colore) in magazzino o in contenitori chiusi. Per esempio, le rotelle di ricambio per le tavole in vendita nel negozio mostrato nel programma potrebbero essere organizzate in cassettiere simili a quelle usate nelle mercerie. Il tipo di rotella riposto in ciascun cassetto potrebbe essere usato per creare la maniglia del cassetto. In questo modo il cliente a colpo d’occhio vedrebbe tutte le rotelle, ma l’esposizione sarebbe creativa e organizzata.

Episodio quattro – i dormitori

Problema: come far funzionare dei contenitori versatili in uno spazio ristretto?

Come lo affronterei: la risposta è sempre nella committenza, secondo me. In questo caso poi la committenza è davvero particolare, perché si parla di studenti che probabilmente vivono fuori casa per la prima volta, che forse non hanno neanche idea di cosa gli serva/piaccia. Le domande “Cosa può essergli utile?” e “Come vivono?” sono cruciali e devono procedere di pari passo.

La mia soluzione: l’idea dei letti su cassoni alti è molto furba… ma solo se i cassoni sono poi super accessoriati con cassetti profondi, ripiani nascosti da ante, carrelli su rotelle che scorrono con facilità con maniglie comode e multifunzione.

Tutti gli episodi

Problema: come dipingere rapidamente complementi e arredi senza fare compromessi sulla resa del lavoro?

Come lo affronterei: valutando e gestendo con cura le priorità.

La mia soluzione: la cosa che mi ha fatto andare ai matti guardando l’intera serie è stato vedere la quantità di pittura fatta a pennello quando la pittura spray sarebbe stata una soluzione molto più rapida ed efficace. Usare un pennello (e il pennello giusto) è la soluzione ideale per in tutti i casi in cui le superfici siano di ampiezza limitata e/o ci siano molti dettagli da dipingere. Ma bisogna avere anche il giusto tempo per lasciare riposare e asciugare il lavoro. Se invece bisogna dipingere in una tinta unica diversi complementi il colore spray è la risposta giusta. Pensaci, Frank, con la pittura spray avresti potuto avere il lampadario che volevi nel soggiorno country, invece di dover piegarti al paralume in rattan di Cassie!


E questo è quanto, per questo primo articolo del 2020.

Cosa significa per il blog nel resto dell’anno? Be’, diciamo che spero di riuscire a pubblicare un nuovo articolo più o meno ogni due settimane. Cercherò di scrivere di diversi argomenti, con un buon equilibrio tra storie utili e storie un po’ più personali intorno a riflessioni di diversa natura. Come questa, che tuttavia spero possa essere utile a qualcuno là fuori.

Cosa non dovete aspettarvi di trovare nel blog:

  1. retorica;
  2. un discorso intimo in stile ‘caro lettore’. Non ho idea di chi siate là fuori e mi sa che sarebbe ipocrita far finta di conoscervi un* per un*, quindi mi rivolgerò a voi al plurale.

La verità è che spero mi sorprendiate, se mai ci incontreremo IRL.

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