
Ci siamo, il 2021 è arrivato e sono discretamente certa che quest’anno anche tu hai formulato qualche proposito/piano/progetto/obiettivo per i prossimi mesi. Di più, scommetto che tra ciò che vuoi fare nei prossimi dodici mesi c’è sfruttare meglio il tuo tempo per imparare qualcosa o tenerti aggiornat*. È normale, la cultura della formazione continua ormai è pervasiva nella nostra società, e con ottimi motivi, quindi non cercherò di farti cambiare idea.
Ma ti aiuterò a cercare il tempo da dedicare a queste attività, all’interno della tua organizzazione.
Il tema mi è caro, perché è un nodo ricorrente nei percorsi e nelle consulenze di Lifestyle Design. Le attività di marketing personale e di auto-formazione che ciascuna di noi vuole o sente la necessità di portare avanti sono tra le prime a venire trascurate. O peggio, a contaminare il tempo personale a discapito di salute e riposo.
Per questo mi sono detta che il primo post dell’anno doveva essere dedicato proprio a questo tema. Per aiutarti a completare la pianificazione che hai fatto con dei paletti che rendano i tuoi obiettivi per il 2021 davvero realistici. E che sia chiaro, il post ha senso sia se lavori da dipendente in un’azienda sia se sei un* liber* professionista.
Partiamo da quest’ultimo caso.
Organizzare attività di marketing e auto-formazione da freelancer/autonom*
La stragrande maggioranza di chi si mette in proprio, a volte anche con un team di collaboratori e collaboratrici alle proprie dipendenze, ancora tende a farlo con lo spirito “da tecnico”, come lo definiva Michael Gerber. Ovvero, pensando esclusivamente al contenuto specialistico del lavoro. Sono una copywriter? La mia giornata sarà spesa a lavorare scrivendo per le mie committenze. Ho un’agenzia di comunicazione? Le nostre settimane saranno assorbite da brief, riunioni, sessioni di lavoro e operatività.
Se va bene, nella fase progettuale, le piccole aziende si assicurano di avere qualcuno responsabile per la contabilità e lo svolgimento delle pratiche amministrative, idealmente delegando a una realtà esterna, e dedicano almeno un paio di settimane all’anno all’operatività della propria strategia di marketing. Se va bene.
Ma è davvero rarissimo che nel pianificare le attività dell’impresa si formalizzino tempi e modalità per la formazione. Più spesso si lascia a ciascun componente del team l’onere e la libertà di scegliere come tenersi aggiornat*, col consiglio non sempre velato di occuparsene “fuori dall’orario di lavoro”. D’altra parte è un arricchimento personale, no? (NO!)
La pratica di trascurare le attività di marketing e formazione nelle piccole attività o di scegliere di occuparsene nel tempo “non lavorativo” è ancora più comune tra freelancer. Leggere e studiare vengono meglio a mente libera dallo stress delle consegne e delle telefonate, quando si può farlo senza essere disturbat* perché non si è reperibili. E lo stesso vale per le attività di marketing personale… alla fine non portano fatturato, no? Quindi è meglio occuparsene senza intaccare le ore che possiamo fatturare ai/alle clienti.
Lascia che ti riveli un segreto non segreto della gestione aziendale: tutto quello che hai appena letto è sbagliato.
Formazione e marketing sono attività lavorative a tutti gli effetti
Le competenze acquisite e migliorate concorrono concretamente all’aumento di fatturato di qualsiasi impresa, e non c’è modo di procurarsi lavoro senza occuparsi consapevolmente di curarne la promozione e la presentazione. Insomma, non esiste attività professionale senza lo sviluppo delle competenze necessarie a svolgerla e senza la sua promozione.
Per questo qualsiasi attività imprenditoriale dovrebbe organizzare le risorse a disposizione (tempo, denaro, esseri umani) in modo da dare il giusto spazio a formazione e marketing. Idealmente, dal 20% al 30% del tempo-risorsa aziendale dovrebbe essere assorbito da queste due finalità.
In una piccola impresa questo significa prevedere una dotazione oraria per la formazione o per l’auto-formazione, offrendo al personale almeno un elenco di competenze e aree consigliate per l’aggiornamento ma idealmente anche un budget compensativo per corsi, libri, eventi di aggiornamento.
Significa anche coinvolgere qualsiasi dipendente in attività di marketing alla sua portata:
- raccolta e/o creazione di contenuti per il sito, la newsletter e i canali social dell’azienda;
- condivisione di notizie relative all’azienda sui propri canali professionali (blog e profilo LinkedIn);
- partecipazione a eventi di networking a nome (e spese) dell’azienda, ecc.
Per chi è freelancer significa operare con consapevolezza e disciplina
Da un lato infatti chi lavora da sé è ancora più espost* al rischio di considerare ‘lavoro’ esclusivamente lo svolgimento tecnico degli incarichi per conto dei clienti. Aprire una partita IVA non richiede la redazione di un business plan (ma dovrebbe) né alcuna organizzazione gerarchica del lavoro. Alla fine sono da sol* e faccio tutto io, perché dovrei mettermi a elencare i miei ruoli?! Proprio per organizzare il lavoro senza perderti per strada elementi fondamentali come la formazione e il marketing!
Un esercizio del libro di Michael Gerber E-Myth a cui facevo riferimento più sù è stato una delle prime sveglie che mi hanno portato a interrogarmi sull’organizzazione del mio lavoro autonomo tanti anni fa. Gerber consiglia infatti di redigere un organigramma della propria attività, qualsiasi siano le sue dimensioni (trovi una versione semplificata dell’esercizio anche qui), e assicurarsi che ogni funzione sia coperta. Ogni funzione. Se ci sono da fare delle pulizie, anche quella. Quindi, per dire, se di lavoro sei un* stylist, lavare, riordinare, imballare e spedire prop usati per un servizio fotografico è parte del tuo lavoro e come tale deve avere un tempo e un valore definito.
Di questi tempi in cui quasi tutti passiamo ore sui social a parlare e (cercare di) dimostrare quanto siamo brav* e perché le persone dovrebbero scegliere noi, credo di non dover spendere altre parole a convincerti che il marketing è un’attività di cui devi occuparti nell’ambito della tua attività lavorativa.
Ma sospetto che per la formazione tu abbia bisogno di essere persuas*.
Perché le ore della settimana ti sembrano probabilmente già troppo poche per occuparti del lavoro per i/le clienti, tenere la contabilità e promuovere il tuo lavoro. Figurati se c’è spazio per leggere un libro, o tenerti al passo con tutte le newsletter di aggiornamento! Per non parlare dei corsi di formazione.
In realtà, per quanto difficile, si può fare. Ma ci vuole, appunto, consapevolezza del fatto che sia necessario e disciplina nel difendere il tempo per dedicare alla crescita personale. Senza dilungarmi, i miei tre consigli principali sono:
- usare un timer e dedicare piccole sacche di tempo alla formazione ogni giorno. Io per esempio leggo un libro di auto-formazione per 30 minuti. L’uso di un timer (di qualsiasi tipo, io uso di solito il cellulare) mi aiuta a concentrarmi fornendomi un obiettivo concreto senza paura di togliere eccessivo spazio al “lavoro vero”;
- segnare gli impegni di auto-formazione sull’agenda come se fossero appuntamenti. Quindi in un colore definito (come faccio con le riunioni, le call con clienti, ecc), con uno slot che ne definisce la durata, e soprattutto con la funzione ‘impegnata’ che impedisce a me stessa e altri di prendere altri impegni per quel momento;
- essere iper-razionale con le fonti. Niente iscrizione selvaggia a qualsiasi newsletter e lettura immediata quando arrivano (in particolare io uso questo metodo), stilare a inizio anno un elenco di libri da leggere e non farsi prendere dall’ansia del bestseller più recente (se non è più valido tra 6-12 mesi non valeva comunque la pena leggerlo), iscriversi solo a corsi per imparare competenze che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi di business per l’anno o il triennio in corso.
E chi è dipendente? Deve preoccuparsi di organizzare attività di formazione e marketing?
La risposta per me resta sì. E considero le mie argomentazioni abbastanza inoppugnabili, ma giudica tu.
Da un lato ogni dipendente può occuparsi come scrivevo prima di qualche forma di marketing, dall’altro dovrebbe essere responsabile del proprio marketing personale:
- fare networking con colleghi per mantenere costruttiva la collaborazione, e con i riferimenti in altre industrie per promuovere opportunità di business;
- condividere le proprie idee e informazioni importanti che ha letto con collegh* e management per avere un approccio proattivo all’operatività dell’azienda;
- tenere aggiornato il curriculum e il proprio profilo LinkedIn
Non solo.
Tutti i contratti di lavoro nazionali prevedono un monte ore fisso e retribuito nella disponibilità dei dipendenti, da dedicare alla formazione.
La pratica è stata istituita anche per permettere ai datori di lavoro di organizzare una serie di momenti di formazione necessari allo svolgimento in sicurezza del lavoro.
Se spesso le aziende organizzano autonomamente i momenti di formazione, e al/la dipendente non resta che adattarsi a quanto richiesto o imposto, ci sono realtà in cui questo non avviene. L’onere di informarsi su quante ore sono a disposizione e organizzarsi un piano di formazione in quel caso è a carico del/la dipendente.
Se questa è la tua situazione, il mio consiglio è di fare così:
- rivolgiti alla persona a cui riporti direttamente con una selezione di corsi/contenuti già raccolta da te sulla base del lavoro che svolgi e del tuo ruolo;
- una volta che hai ricevuto conferma da questa persona che le competenze che vuoi acquisire sono compatibili con gli obiettivi dell’ufficio, porta il materiale all’ufficio del personale e richiedi le ore che ti spettano;
- se ti è permesso restare in azienda durante le ore dedicate alla formazione, chiedi la disponibilità di una sala riunione o di un’aula, altrimenti recati in una biblioteca pubblica. Meglio non andare a casa, dove potrebbero subentrare distrazioni.
Nel dubbio, se tu dovessi perdere motivazione a trovare spazio lavorativo per marketing e formazione, fai un test.
Chiediti: senza questa attività riuscirei ancora a fare il mio lavoro al massimo delle mie potenzialità e all’altezza di quanto viene pagato? Se la risposta è no, si tratta di un’attività lavorativa e come tale deve rientrare nell’orario di lavoro.
Copertina di Malvestida Magazine/Unsplash.