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Instagram

Lasciare Instagram, una strategia personale

Settembre 11, 2020 da Barbara

babepi | lasciare instagram

Quando Lush ha annunciato l’abbandono dei social network, la mia reazione è stata di pacata curiosità. Al contrario di tanti colleghi non ho univocamente pensato alla boutade mediatica né ho creduto che fosse la risposta a tutti i mali.

Però ho osservato e raccolto informazioni, perché io stessa sotto-sotto ho sempre il desiderio di svincolare la mia comunicazione dai social network.

In particolare, negli ultimi sei mesi ho maturato il desiderio di lasciare Instagram.

Andarsene da Instagram di questi tempi, in cui per certi versi in Italia ha maturato il ruolo di “nuovo Facebook” per presenza e attività degli utenti, sia che si abbia un’attività da promuovere, sia che semplicemente si voglia esprimersi creativamente con un social network, sembra una follia.

Io ho maturato la decisione soprattutto per motivi etici e sulla base dell’esperienza fatta in passato.

Nel 2017 sono stata fuori da Instagram per 10 mesi.

Ma proprio completamente. Non avevo l’app installata sui telefoni, non navigavo il portale da web, non pubblicavo né interagivo. Posso confermare che si può sopravvivere.

Di più, fatta salva una pausa per motivi di salute, in quei 10 mesi ho continuato serenamente a lavorare, addirittura ricostruendo da zero un ramo d’attività per il quale non ho avuto né un profilo Instagram né una pagina Facebook attive fino al maggio 2018.

Sicuramente non è una scelta adatta a tutti, ma si può fare. A maggior ragione, credo, se i nostri valori non trovano rispetto nell’operato di Facebook Inc.

Non ho mai creduto che “combattere con l’algoritmo” e investire con ritorni non sempre soddisfacenti fossero motivi validi per rinnegare una presenza social. Alla fine gli algoritmi regolano qualsiasi interazione online e ogni investimento pubblicitario è soggetto a innumerevoli fattori che ne possono minare l’efficacia. Il successo di una campagna è raramente determinato solo dal canale su cui viene veicolata.

Ma Facebook Inc. ha sempre più inequivocabilmente fatto scelte politiche e preso decisioni etiche con cui non sono a mio agio.

Il caso Cambridge Analytica non è che la punta di un iceberg fatto di omertà e dubbie prese di posizione nei recenti eventi socio-politici. Il disagio che ho cominciato a provare durante il lockdown è stato forte. Disagio a fornire i miei dati all’azienda, disagio a usare le sue risorse per veicolare la mia comunicazione, disagio a consigliare ai clienti strategie che facciano ricorso agli strumenti di Facebook Inc. Anche da questo disagio è nato lo slancio per finire il nuovo sito.

Nel frattempo ho maturato la decisione di pianificare una strategia di uscita da Instagram e Facebook almeno per tutto quello che riguarda il mio lavoro.

Non ho illusioni utopiche di riuscire al 100% ad abbandonare questi canali a breve, proprio come so di non essere in grado di condurre un’esistenza interamente zero waste. Ma sono convinta che lo slancio sia nella direzione corretta, e come ho fatto con i rifiuti e i consumi, farò da ora in poi del mio meglio per allineare valori e pratiche.

Le fasi della transizione

Ho prima di tutto creato una strategia di comunicazione che faccia leva su strumenti proprietari come il sito, il blog e le mie newsletter.

La strategia ha preso forma durante l’estate e prevede prima di tutto interventi regolari sul sito per farne una realtà dinamica dove ogni mese o quasi sia possibile trovare contenuti nuovi, in costante espansione.

All’interno del blog ho creato una categoria per il momento quasi vuota che andrà ad accogliere i post visuali che avrei pubblicato su Instagram. Tra gli investimenti del 2021 ci sarà la creazione di un format dedicato per questa categoria e per il blog nel complesso, per favorire una navigazione dei post in modo analogo a quello che fai adesso sul mio feed di Instagram.

Le newsletter infine si stanno consolidando come scintille di conversazioni, sia via mail, sia nella vita reale, e questa occasione di scambio e relazione è forse la componente più preziosa e fondante della comunicazione che voglio per il futuro.

Il passo successivo per me è stato provare a dare tempi alla transizione verso la chiusura dei miei profili.

Ho deciso che farò una sola campagna di advertising su Instagram e Facebook quest’autunno (è la prima che io intraprenda da quando uso esclusivamente il marchio babepi). Sarà in realtà una doppia campagna, con un ramo che avrà l’obiettivo di raccogliere iscritte per il mio percorso di Lifestyle Design Definisci i tuoi obiettivi, e un ramo costruito per portare contatti ai miei canali proprietari.

Nei mesi fino a giugno 2021 la mia presenza su Instagram sarà concentrata su tre contenuti:

  • riflessioni sporadiche sui temi che mi stanno a cuore;
  • racconti dal set del libro che sto producendo per Annette Joseph (soprattutto in stories);
  • interazioni con le persone che ammiro, per creare relazioni professionali che possano vivere su LinkedIn o via mail, e relazioni personali che possano essere alimentate dal vivo.

Idealmente vorrei spegnere il profilo Instagram durante l’estate 2021. Ma sono particolarmente consapevole di dover tenere questa data come un’indicazione piuttosto che un ultimatum. Ci ha pensato il 2020 a dare concretezza alla mia convinzione che non bisogna mai affezionarsi ai propri piani!

Dove dirotterò i miei investimenti?

Per il momento la realtà social network che appare allo stesso tempo allineata con i miei valori e utile alla mia comunicazione è Pinterest. Sono utente dal 2012 e l’ho sempre trovato a me congeniale. Nel tempo il mio profilo ha sostenuto la mia attività di wedding planner ed è cresciuto dandomi tante soddisfazioni.

Il traffico al sito di fatamadrina prima e a quello di babepi ora che mi arriva in modo organico, anche non avendo ancora attivo un piano editoriale preciso è francamente interessante. Cioè, è quasi trascurabile al momento, ma considerato appunto che il profilo è ancora molto condizionato dagli anni di attività in un settore diverso, mostra comunque potenziale.

Durante la primavera e l’estate ho gradualmente cominciato la bonifica del profilo, e la sua configurazione affinché serva meglio i miei nuovi obiettivi. Ho creato template su misura per i miei fresh pin (per cominciare in Canva ma li sto già migrando a Photoshop), e un abbozzo di strategia editoriale organica.

Il passo successivo e graduale sarà implementare la strategia editoriale, investendo il giusto tempo in creazione e programmazione (le due voci che richiederanno più impegno), poi avviare campagne. Ma non prevedo di partire con questa fase fino alla primavera.

E tu? Cosa dovresti fare?

Ogni decisione strategica è unica e strettamente legata agli obiettivi, i valori e la mission di un marchio.

A maggior ragione questa mia. Ho scelto di raccontarla non perché mi aspetti di essere seguita da altri ma per tre motivi:

  1. spiegare perché mi vedrai sempre meno su Instagram e poi un giorno vedrai sparire il mio profilo (o meglio lo vedrai abbandonato);
  2. farti testimone del mio impegno e del progetto, in modo da rendermi responsabile di rispettare le scadenze che mi sono data;
  3. offrirti un punto di vista diverso che ti faccia pensare e vivere più consapevolmente la tua presenza su qualsiasi canale social tu usi.

Non esiste un social network nel quale si deva stare ad ogni costo, a prescindere, ribadisco, da obiettivi, valori e mission. Esistono scelte consapevoli che puoi fare anche tu di usare o meno uno strumento.

È per questo che non consiglierò ai miei clienti di lasciare Instagram. Per molti è uno strumento oggettivamente imprescindibile in termini di rapporto costi/benefici. Ma sicuramente farò loro presente le implicazioni di usare la piattaforma per promuovere il loro marchio.

Io stessa probabilmente continuerò a usarlo a titolo personale, anche se a tendere vorrei spostare i post su un blog visivo personale.

Ma quella è un’altra storia.

Immagine di copertina di Lucrezia Carnelos/Unsplash.

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Artisti che seguo su Instagram

Maggio 10, 2018 da Barbara

diario di babepi | artisti su instagram

Una delle mie più grandi conquiste creative personali è stato il recupero del piacere di usare Instagram… per piacere, appunto

Non più come uno strumento di web marketing per il mio marchio personale, ma su un duplice binario:

  1. per condividere momenti di creatività spiccia personali (foto che immortalano momenti che voglio ricordare o inquadrature visive che mi colpiscono, poesie di scarsa qualità, anche rant, a volte), e anche per questo ho scelto di avere un profilo privato
  2. per vedere, scoprire o leggere scorci di mondo stimolati

Non seguo profili di colleghi o competitor o clienti per tenere il passo, quelli li esamino mentre lavoro su un progetto e a seconda delle necessità. Non seguo i profili di tutti gli amici. Non seguo profili di persone da cui voglio imparare qualcosa di professionale.

Viceversa mi capita spesso di seguire la traccia di un post che cattura la mia attenzione e mi incuriosisce, e, di follow in follow o di like in like, finire a scoprire feed che è un piacere avere nella mia home.

È così che mi sono ritrovata a seguire alcuni profili secondo me splendidi ma che ho notato non sono molto conosciuti in Italia. Ed è un vero peccato, e un errore che sono felice di correggere condividendo qui le mie scoperte estemporanee.

Comincio con tre profili di artisti in senso lato.

Per il feelgood factor

A Camry Not the carriage of my choice #uber #carriageneeded.

Un post condiviso da Lauren (@virtuouscourtesan) in data: Dic 17, 2017 at 10:41 PST

Viruous Courtesan

Lauren Rossi è un’impiegata newyorkese con la passione dei costumi antichi, che realizza e cuce interamente a mano per il puro piacere di indossarli e calarsi in un’epoca diversa. In tutta franchezza, come darle torto? E soprattutto, come non invidiare la sua esperienza a Versailles in costumi settecenteschi?

Per la poesia visiva

Heated… #pascalcampion #pascalcampionart #sketchoftheday #warmth #couples #illustration

Un post condiviso da Pascal Campion Art (@pascalcampionart) in data: Apr 26, 2018 at 12:00 PDT


Pascal Campion

Non ricordo neanche più come sono incappata nelle magiche illustrazioni di Pascal Campion, ma da quel primo momento non ho più potuto farne a meno. I suoi disegni pieni di luce ed emozione raccontano storie coinvolgenti in un attimo sospeso. Le guardi e vedi la storia che si dipana, sentimenti che scorrono sui visi dei protagonisti, l’ambiente che sembra muoversi sullo sfondo della narrazione. Sono piccoli capolavori che rallegrano il mio feed.

Per la poesia contemporanea

No. 34 / #HaikusForFormerLovers

Un post condiviso da Caroline Cala Donofrio (@carolinecala) in data: Nov 14, 2017 at 1:04 PST


Caroline Cala

Il mondo ricchissimo del fenomeno #instapoetry è spesso popolato da realtà con scarso spessore artistico, ma la serie di #HaikusForFormerLovers è un piccolo capolavoro di ironia, micro-creatività e realismo bruciante per chiunque navighi la scena delle relazioni.

Immagine di copertina di Spencer Imbrock/Unsplash.

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Dal 1997 babepi è il nickname di Barbara Pederzini, cioè io. Dal 2009 lo uso per lavoro, per proporre eventi, contenuti e formazione a piccole e grandi aziende.

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