
Quando Lush ha annunciato l’abbandono dei social network, la mia reazione è stata di pacata curiosità. Al contrario di tanti colleghi non ho univocamente pensato alla boutade mediatica né ho creduto che fosse la risposta a tutti i mali.
Però ho osservato e raccolto informazioni, perché io stessa sotto-sotto ho sempre il desiderio di svincolare la mia comunicazione dai social network.
In particolare, negli ultimi sei mesi ho maturato il desiderio di lasciare Instagram.
Andarsene da Instagram di questi tempi, in cui per certi versi in Italia ha maturato il ruolo di “nuovo Facebook” per presenza e attività degli utenti, sia che si abbia un’attività da promuovere, sia che semplicemente si voglia esprimersi creativamente con un social network, sembra una follia.
Io ho maturato la decisione soprattutto per motivi etici e sulla base dell’esperienza fatta in passato.
Nel 2017 sono stata fuori da Instagram per 10 mesi.
Ma proprio completamente. Non avevo l’app installata sui telefoni, non navigavo il portale da web, non pubblicavo né interagivo. Posso confermare che si può sopravvivere.
Di più, fatta salva una pausa per motivi di salute, in quei 10 mesi ho continuato serenamente a lavorare, addirittura ricostruendo da zero un ramo d’attività per il quale non ho avuto né un profilo Instagram né una pagina Facebook attive fino al maggio 2018.
Sicuramente non è una scelta adatta a tutti, ma si può fare. A maggior ragione, credo, se i nostri valori non trovano rispetto nell’operato di Facebook Inc.
Non ho mai creduto che “combattere con l’algoritmo” e investire con ritorni non sempre soddisfacenti fossero motivi validi per rinnegare una presenza social. Alla fine gli algoritmi regolano qualsiasi interazione online e ogni investimento pubblicitario è soggetto a innumerevoli fattori che ne possono minare l’efficacia. Il successo di una campagna è raramente determinato solo dal canale su cui viene veicolata.
Ma Facebook Inc. ha sempre più inequivocabilmente fatto scelte politiche e preso decisioni etiche con cui non sono a mio agio.
Il caso Cambridge Analytica non è che la punta di un iceberg fatto di omertà e dubbie prese di posizione nei recenti eventi socio-politici. Il disagio che ho cominciato a provare durante il lockdown è stato forte. Disagio a fornire i miei dati all’azienda, disagio a usare le sue risorse per veicolare la mia comunicazione, disagio a consigliare ai clienti strategie che facciano ricorso agli strumenti di Facebook Inc. Anche da questo disagio è nato lo slancio per finire il nuovo sito.
Nel frattempo ho maturato la decisione di pianificare una strategia di uscita da Instagram e Facebook almeno per tutto quello che riguarda il mio lavoro.
Non ho illusioni utopiche di riuscire al 100% ad abbandonare questi canali a breve, proprio come so di non essere in grado di condurre un’esistenza interamente zero waste. Ma sono convinta che lo slancio sia nella direzione corretta, e come ho fatto con i rifiuti e i consumi, farò da ora in poi del mio meglio per allineare valori e pratiche.
Le fasi della transizione
Ho prima di tutto creato una strategia di comunicazione che faccia leva su strumenti proprietari come il sito, il blog e le mie newsletter.
La strategia ha preso forma durante l’estate e prevede prima di tutto interventi regolari sul sito per farne una realtà dinamica dove ogni mese o quasi sia possibile trovare contenuti nuovi, in costante espansione.
All’interno del blog ho creato una categoria per il momento quasi vuota che andrà ad accogliere i post visuali che avrei pubblicato su Instagram. Tra gli investimenti del 2021 ci sarà la creazione di un format dedicato per questa categoria e per il blog nel complesso, per favorire una navigazione dei post in modo analogo a quello che fai adesso sul mio feed di Instagram.
Le newsletter infine si stanno consolidando come scintille di conversazioni, sia via mail, sia nella vita reale, e questa occasione di scambio e relazione è forse la componente più preziosa e fondante della comunicazione che voglio per il futuro.
Il passo successivo per me è stato provare a dare tempi alla transizione verso la chiusura dei miei profili.
Ho deciso che farò una sola campagna di advertising su Instagram e Facebook quest’autunno (è la prima che io intraprenda da quando uso esclusivamente il marchio babepi). Sarà in realtà una doppia campagna, con un ramo che avrà l’obiettivo di raccogliere iscritte per il mio percorso di Lifestyle Design Definisci i tuoi obiettivi, e un ramo costruito per portare contatti ai miei canali proprietari.
Nei mesi fino a giugno 2021 la mia presenza su Instagram sarà concentrata su tre contenuti:
- riflessioni sporadiche sui temi che mi stanno a cuore;
- racconti dal set del libro che sto producendo per Annette Joseph (soprattutto in stories);
- interazioni con le persone che ammiro, per creare relazioni professionali che possano vivere su LinkedIn o via mail, e relazioni personali che possano essere alimentate dal vivo.
Idealmente vorrei spegnere il profilo Instagram durante l’estate 2021. Ma sono particolarmente consapevole di dover tenere questa data come un’indicazione piuttosto che un ultimatum. Ci ha pensato il 2020 a dare concretezza alla mia convinzione che non bisogna mai affezionarsi ai propri piani!
Dove dirotterò i miei investimenti?
Per il momento la realtà social network che appare allo stesso tempo allineata con i miei valori e utile alla mia comunicazione è Pinterest. Sono utente dal 2012 e l’ho sempre trovato a me congeniale. Nel tempo il mio profilo ha sostenuto la mia attività di wedding planner ed è cresciuto dandomi tante soddisfazioni.
Il traffico al sito di fatamadrina prima e a quello di babepi ora che mi arriva in modo organico, anche non avendo ancora attivo un piano editoriale preciso è francamente interessante. Cioè, è quasi trascurabile al momento, ma considerato appunto che il profilo è ancora molto condizionato dagli anni di attività in un settore diverso, mostra comunque potenziale.
Durante la primavera e l’estate ho gradualmente cominciato la bonifica del profilo, e la sua configurazione affinché serva meglio i miei nuovi obiettivi. Ho creato template su misura per i miei fresh pin (per cominciare in Canva ma li sto già migrando a Photoshop), e un abbozzo di strategia editoriale organica.
Il passo successivo e graduale sarà implementare la strategia editoriale, investendo il giusto tempo in creazione e programmazione (le due voci che richiederanno più impegno), poi avviare campagne. Ma non prevedo di partire con questa fase fino alla primavera.
E tu? Cosa dovresti fare?
Ogni decisione strategica è unica e strettamente legata agli obiettivi, i valori e la mission di un marchio.
A maggior ragione questa mia. Ho scelto di raccontarla non perché mi aspetti di essere seguita da altri ma per tre motivi:
- spiegare perché mi vedrai sempre meno su Instagram e poi un giorno vedrai sparire il mio profilo (o meglio lo vedrai abbandonato);
- farti testimone del mio impegno e del progetto, in modo da rendermi responsabile di rispettare le scadenze che mi sono data;
- offrirti un punto di vista diverso che ti faccia pensare e vivere più consapevolmente la tua presenza su qualsiasi canale social tu usi.
Non esiste un social network nel quale si deva stare ad ogni costo, a prescindere, ribadisco, da obiettivi, valori e mission. Esistono scelte consapevoli che puoi fare anche tu di usare o meno uno strumento.
È per questo che non consiglierò ai miei clienti di lasciare Instagram. Per molti è uno strumento oggettivamente imprescindibile in termini di rapporto costi/benefici. Ma sicuramente farò loro presente le implicazioni di usare la piattaforma per promuovere il loro marchio.
Io stessa probabilmente continuerò a usarlo a titolo personale, anche se a tendere vorrei spostare i post su un blog visivo personale.
Ma quella è un’altra storia.
Immagine di copertina di Lucrezia Carnelos/Unsplash.